Presente e futuro dell'economia italiana

Presente e futuro dell'economia italiana

Secondo il Centro Studi di Confcommercio, anche nel biennio 2005-2006 l'economia italiana, nonostante un contesto internazionale sostanzialmente positivo, dovrebbe continuare ad evidenziare tassi di sviluppo contenuti.

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18 marzo 2005
Lo scenario dell'economia italiana nel 2004 e per buona parte del 2005 è da considerare indubbiamente deludente

 

Le previsioni per l'economia italiana

 

Secondo il Centro Studi di Confcommercio, anche nel biennio 2005-2006 l'economia italiana, nonostante il permanere di un contesto internazionale sostanzialmente positivo, dovrebbe continuare ad evidenziare tassi di sviluppo contenuti. In particolare, il Centro Studi sottolinea che nel 2005 la crescita non supererà l'1,1% a causa delle difficoltà delle esportazioni italiane a tenere il passo con i ritmi di sviluppo del commercio mondiale e del permanere di elementi di debolezza del mercato interno.

"Il clima di fiducia della famiglie non mostra ancora miglioramenti significativi. Ciò dovrebbe contribuire a determinare per buona parte dell'anno in corso comportamenti prudenti sul versante delle spese. Difficilmente nella media dell'anno in corso si registrerà una crescita della spesa delle famiglie superiore allo 0,9%. All'interno dei consumi situazioni di difficoltà dovrebbero continuare ad interessare il settore alimentare, dell'abbigliamento e dei mezzi di trasporto". Il Centro Studi avverte che "il permanere di condizioni sostanzialmente favorevoli per l'accesso al credito grazie al contenimento dei tassi e la necessità da parte delle imprese di interventi sul versante dell'innovazione non sembrano sufficienti a promuovere una decisa ripresa della domanda di investimento delle imprese, che dovrebbe continuare ad essere scoraggiata dalle non favorevoli condizioni di sviluppo e dalle incertezze che gravano dal lato delle politiche di incentivazione. La stima di crescita per questa variabile, per l'intero 2005 è prossima al 2,5%". Secondo il Centro Studi, la tendenza al ridimensionamento dell'occupazione dovrebbe proseguire anche nel 2005 anno in cui è stimata una crescita limitata a circa 95 mila occupati. "Le dinamiche di fondo dovrebbero riflettere una minor dinamicità sia dei flussi in uscita, dovuti alle politiche di incentivazione a permanere nel mercato del lavoro per le persone che hanno i requisiti per il pensionamento, sia di quelli in entrata, per il progressivo ingresso nel mercato del lavoro di fasce di popolazione meno numerose e che tendono a prolungare il periodo di studi. La minor dinamicità del mercato del lavoro dovrebbe interessare a livello settoriale il comparto manifatturiero - per le difficoltà in cui versano sia alcune grandi imprese che parte delle piccole e medie imprese esportatrici - ed a livello territoriale il Sud del Paese, per il permanere di fenomeni migratori interni e di un effetto scoraggiamento".

Per ciò che riguarda l'inflazione, il Centro Studi sottolinea che l'inflazione italiana dovrebbe continuare a risultare sotto controllo. "Nella media del 2005 si stima una variazione dei prezzi al consumo dell'1,8%, in considerazione sia di una evoluzione ancora contenuta dei prezzi degli alimentari sia del permanere di una tendenza al ridimensionamento dei prezzi di alcuni prodotti tecnologici". Elementi di tensione sul fronte dei prezzi, secondo Confcommercio, potrebbero derivare dai prodotti petroliferi, per i quali sia pure con una certa volatilità si stima una tendenza all'aumento nel primo semestre, e dall'evoluzione dei prezzi di alcuni beni e servizi gestiti a livello locale, viste le difficoltà in cui versano i bilanci di molte amministrazioni.

Buone notizie invece sul fronte delle esportazioni che dovrebbero continuare a crescere anche nei prossimi mesi a tassi lievemente più contenuti rispetto a quanto registrato a livello mondiale, determinando nel complesso dell'intero 2005 un incremento in quantità del +2,7%. "Il dato di sintesi dovrebbe riflettere uno sviluppo più sostenuto dell'export verso le aree del mondo più dinamiche ed una evoluzione più contenuta nei confronti dei Paesi aderenti alla UE, in relazione anche a stime di crescita della domanda interna per consumi nei singoli Paesi molto articolate". Per quanto riguarda la finanza pubblica sull'evoluzione attesa incide in misura molto rilevante una stima di crescita del PIL decisamente più contenuta rispetto a quanto fino ad oggi indicato dal Governo. Situazione che determina una ipotesi di crescita tendenziale del rapporto deficit/PIL per l'anno in corso pari al 3,3%. Analizzando il probabile andamento dell'economia nel 2006, il Centro Studi sottolinea che la crescita dovrebbe assestarsi attorno all'1,5%.

 

"La moderata ripresa dei consumi – precisa il Centro Studi - attesa per il prossimo anno, per il quale si stima una crescita dell'1,3%, potrebbe essere limitata in presenza di politiche di rialzo dei tassi da parte della BCE in considerazione dell'elevata esposizione delle famiglie nei confronti delle banche per i mutui ottenuti per l'acquisto della casa.

In contenuto recupero dovrebbero risultare anche gli investimenti, attesi crescere del 2,9%, un tasso insufficiente a garantire l'avvio di un reale ammodernamento del sistema produttivo ed infrastrutturale del Paese. In considerazione del permanere di un quadro produttivo sostanzialmente incerto e di situazioni di crisi in alcuni comparti le dinamiche occupazionali dovrebbero rimanere modeste con una crescita nel complesso dell'anno pari a 115 mila occupati".

Per ciò che riguarda le esportazioni, nel 2006 dovrebbero essere nell'ordine del 2,2% "a causa del permanere di forti elementi di criticità sul versante competitivo dei beni e servizi italiani dovrebbero determinare una crescita dell'export abbastanza contenuta e pari al +2,2%". Elementi di forte preoccupazione caratterizzano l'analisi del Centro Studi sulla finanza pubblica. "In assenza di interventi le dinamiche tendenziali segnalano un innalzamento del rapporto deficit/PIL al 3,6%. Questa evoluzione sconta, oltre agli effetti derivanti da una crescita più contenuta rispetto alle stime fino ad oggi diffuse dal Governo, l'esaurirsi degli effetti delle una tantum, una inversione della tendenza al rientro della spesa per interessi - in presenza di un possibile innalzamento dei tassi da parte della BCE- e maggiori oneri rispetto a quanto oggi indicato per il rinnovo del contratto del Pubblico impiego". "Va anche aggiunto – osserva il Centro Studi - che tradizionalmente le finanziarie di fine legislatura, come sarà quella relativa al 2006, risultano più leggere, situazione che porta ad ipotizzare misure inizialmente meno stringenti e che rinviano eventuali interventi correttivi alla seconda parte dell'anno".

 

 

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