Riforma fiscale e federalismo: due obiettivi incociliabili

Riforma fiscale e federalismo: due obiettivi incociliabili

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27 febbraio 2003
RIFORMA FISCALE E FEDERALISMO: DUE OBIETTIVI INCONCILIABILI

RIFORMA FISCALE E FEDERALISMO: DUE OBIETTIVI INCONCILIABILI

 

 

Premessa

 

Nel quinquennio 2002-2006, il sistema Paese è chiamato a confrontarsi con obiettivi ineludibili quali quelli assunti in sede Ue, ed inseriti nel Patto di stabilità e crescita, e quelli assunti con il Patto per l'Italia in ordine, tra l'altro, all’avvio della riforma fiscale dei tributi erariali.

 

Lo scenario di crescita meno espansivo descritto proprio nel documento governativo del Patto di stabilità, sembra essere quello più attendibile alla luce dei trend in corso e dei loro effetti nei prossimi anni. Il rientro del rapporto debito/PIL nei prossimi cinque anni dovrebbe essere di 11,7 punti e le economie richieste dovrebbero essere di 174.780 milioni di euro, pari a otto volte circa la manovra per il 2003.

Si tratta di grandezze enormi che richiedono per i prossimi anni vincoli stringenti di finanza pubblica.

Nello scenario con minore crescita si prevede:

 

·        il raggiungimento nel 2006 di un rapporto deficit Pil di -1,0%;

·        una riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil dell'11,7%;

·        una crescita del Pil nominale del 17,4%;

·        una riduzione dello stock debito del 3,8% per le privatizzazioni;

·        un'inflazione media del quinquennio 1,9%,calcolata sul deflatore del PIL.

 

SCENARIO DI MINORE CRESCITA

(milioni di euro)

 

2001

2002(a)

2003

2004

2005

2006

var. cum.

PIL nominale

1.216.694

1.249.545

1.294.529

1.348.899

1.406.901

1.467.398

 

Saldo netto da finanziare

-

52.600

47.898

41.102

40.921

42.680

225.200

Privatizzazioni

 

5.013

22.185

23.222

0

0

 

Saldo netto – privatizzazioni

 

47.587

25.713

17.880

40.921

42.680

174.780

Stock del debito

1.335.430

1.383.017

1.408.730

1.426.912

1.462.048

1.488.473

 

Rapporto debito/PIL

 

110,7

108,8

105,4

102,8

99,0

-11,7

Fonte: elaborazione Centro Studi Confcommercio su dati Ministero dell'Economia e Istat

(a) Il PIL 2002 è stimato con crescita reale allo 0,3% e stock come tendenziale 2001.

§         Ogni punto percentuale di maggiore crescita in termini nominali determina una riduzione del debito dello 0,45%;

§         Ogni punto percentuale di minore crescita determina un aumento del debito dello 0,45%.

 

La riforma fiscale

 

In questo contesto, sono del tutto impraticabili interventi di alleggerimento della pressione tributaria per i prossimi cinque anni.

Infatti, l'attuazione degli ulteriori avanzamenti della riforma tributaria dovrebbe portare ad una riduzione delle entrate per ulteriori 46.000 milioni di euro (poco più di 90 mila miliardi di lire).

 

Su un totale di entrate tributarie delle Amministrazioni Pubbliche di 361.558 milioni di euro, pari al 29,7% del PIL 2001, a regime gli sgravi fiscali previsti possono essere stimati in 55.800 milioni di euro, pari al 15,43% delle entrate, ripartiti nel modo di seguito illustrato:

 

 

Stima degli sgravi derivanti dalla riforma tributaria

 

Imposte

Importi

Livello sgravi

sul gettito

Irpef

23.000 milioni di euro

-18,75%

Irap

30.000 milioni di euro

-100,00%

Rendite finanziarie

ipotesi unificazione aliquote

Bot e altri rendimenti

2.800 milioni di euro

da quantificare

Totale Sgravi su famiglie e imprese

53.000 + 2800 milioni di euro per rendite finanziarie

 - 15,43%

Fonte: stime Confcommercio su dati Ministero dell'Economia e Istat

 

 

Tali importi non trovano alcun margine di copertura nell'attuale struttura del bilancio delle Amministrazioni Pubbliche in quanto a fine periodo, cioè nel 2006, le entrate tributarie dovrebbero attestarsi su un importo di 430.787 milioni di euro e quindi registrare un incremento cumulato del 19,14 % rispetto a quelle del 2001.

 

 

Il federalismo

 

Ugualmente impraticabili sono gli incrementi della spesa pubblica per attuare il federalismo. Sarebbero, infatti, necessari ulteriori 60.000 milioni di euro (circa 120 mila miliardi di lire) per finanziare quella di carattere locale, solo per le regioni a statuto ordinario.

 

Sulla base dello studio Isae, l'attuazione del federalismo derivante dalla riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione dovrebbe far elevare la spesa regionale dal 20,55% delle entrate, dato calcolato per il 2001, a circa il 45 % del totale delle entrate alla fine del processo di attuazione del federalismo.

 

 

Totale Pagamenti delle Regioni a Statuto Ordinario Prima e dopo la Riforma del titolo V della Costituzione

(Anno 1999 - Milioni di Euro)

 

Regioni a statuto ordinario

Prima riforma

Dopo riforma

differenze

Piemonte

6.062

10.672

4.610

Lombardia

12.281

20.464

8.182

Veneto

6.307

10.332

4.025

Liguria

2.695

4.815

2.120

Emilia Romagna

6.412

10.385

3.973

Toscana

5.661

9.676

4.015

Umbria

1.417

2.653

1.236

Marche

2.298

3.849

1.552

Lazio

7.016

15.488

8.471

Abruzzo

1.888

3.442

1.555

Molise

588

968

380

Campania

7.733

16.732

8.999

Puglia

4.643

9.216

4.574

Basilicata

1.232

2.081

848

Calabria

3.071

5.860

2.789

Totale regioni a statuto ordinario

73.828

131.157

57.329

Fonte: elaborazione su Studio Isae, dati Minist. Economia e Istat

 

Basta considerare le vicende dei decreti Bassanini e i trasferimenti solo "virtuali" dei dipendenti pubblici dal centro in periferia per comprendere come, nel breve medio periodo, sia inevitabile una duplicazione di costi e di funzioni.

 

Mancano inoltre quantificazioni attendibili sul modello di amministrazione centrale coerente con il nuovo assetto istituzionale e con le sue possibili oscillazioni relativamente alle funzioni di indirizzo, coordinamento e controllo degli atti amministrativi e delle funzioni di programmazione e quantificazione dei livelli di spesa compatibili con gli impegni assunti dal governo centrale in sede Ue.

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