"Non pagheremo né oggi né mai"

"Non pagheremo né oggi né mai"

Dura presa di posizione delle associazioni dei balneari italiani contro l'aumento (+300%) dei canoni demaniali previsto dal decreto collegato alla Finanziaria. La misura rischia, di fatto, di segnare la fine del turismo balneare.

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6 novembre 2003
Finanziaria: l’aumento dei canoni è la fine del turismo balneare

Finanziaria: l’aumento dei canoni è la fine del turismo balneare

 

“Non pagheremo né oggi né mai”. Gli oltre 15mila imprenditori balneari aderenti a Sib, Fipe, Faita, Fiba, Oasi e Legacoop si sono espressi così in una conferenza stampa convocata per illustrare la posizione comune sull’aumento del 300% dei canoni demaniali marittimi previsto dal decreto collegato alla Finanziaria.

Si tratta di una misura che, di fatto, rischia di decretare la fine del turismo balneare italiano e di incrementare disoccupazione e degrado ambientale, soprattutto nel Mezzogiorno. “Aumentare del 300% il gettito dei canoni demaniali - ha osservato Riccardo Scarselli, presidente del Sib - significa portare l’Italia fuori dal circuito turistico.

L’Italia turistica, insomma, sta subendo oggi uno sfregio, un vero affronto e sono molti gli operatori che pensano di dedicarsi ad altre attività”.

Dal canto suo Salvatore Vingiani, segretario generale di Faita-Federcamping, ha  giudicato “inaccettabile” il collegato alla Finanziaria, sottolineando che gli effetti porterebbero alla chiusura di numerose imprese del settore e che per questo Faita-Federcamping non solo non parteciperà alla Conferenza europea sul turismo, ma darà vita ad una manifestazione. “Se il Governo ignora il turismo -  ha detto - è ridicolo che un’organizzazione gravemente lesa da questi provvedimenti partecipi ad una kermesse”.

Secondo i balneari, il gettito previsto dalla norma di aumento dei canoni demaniali, che si aggira intorno ai 150 milioni di euro, “è assolutamente irrilevante per il bilancio dello Stato, mentre rappresenta un colpo micidiale per la metà delle imprese open air e la totalità di quelle balneari”. Senza contare, aggiungono, le imposte sostenute dagli operatori del settore: l’Iva al 20%, l’Ici (anche se i balneari  non sono proprietari ma affittuari degli arenili), la tassa sulla nettezza urbana e l’imposta regionale sulle concessioni statali.

“Se il decreto collegato alla Finanziaria - concludono gli operatori del settore - dovesse confermare la triplicazione dei canoni demaniali, i concessionari si vedranno costretti a  rivalersi sui turisti, con un aumento dei servizi di spiaggia pressoché proporzionale”.

In mancanza di modifiche, le organizzazioni inviteranno i propri iscritti a praticare la “obiezione fiscale” e aggiorneranno i canoni pagati lo scorso anno sulla base degli indici Istat. Inoltre, si chiede l’abrogazione dei commi 21, 22 e 23  dell’articolo 32 del decreto legge 269 e la costituzione di un tavolo tecnico di confronto per individuare un aumento dei canoni “sopportabile” senza costringere le imprese a riversare l’incremento dei canoni sui prezzi dei servizi.

 

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