BASILEA 2 : L'INDAGINE UNIONCAMERE

BASILEA 2 : L'INDAGINE UNIONCAMERE

p:03 D:8-6-2005 T: BASILEA 2

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8 giugno 2005
Unioncamere: Basilea 2, "microimprese a basso rischio"

Unioncamere: Basilea 2, "microimprese a basso rischio"

 

Il 96,28% delle micro imprese italiane non supera la soglia di rischio di default fissata come discrimine tra imprese "sane" e imprese "a forte rischio". Nel 54% dei casi questa tipologia imprenditoriale può essere considerata altamente "affidabile". Tra Nord, Centro e Sud non emergono grandi differenze in termini di rischiosità delle imprese, sebbene il più giovane e meno strutturato tessuto economico del Mezzogiorno presenti elementi di debolezza maggiori. Ben più importante è la struttura dell'impresa: aziende più grandi (in termini di collaboratori e di fatturato) e con un mercato di riferimento ampio sono da considerare a basso rischio di insolvenza. Queste alcune delle conclusioni più significative dell'indagine realizzata da Unioncamere presentata mercoledì a Roma, nell'ambito del convegno "Basilea 2: l'affidabilità delle imprese minori". "Basilea 2 – ha detto il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli - è una grande opportunità di sviluppo: per le nostre imprese per avere più risorse a disposizione per crescere e per le banche, per essere più efficienti e allocare meglio il credito. Lo strumento di analisi che Unioncamere ha elaborato – ha evidenziato Sangalli - va proprio in questa direzione, di supporto ad una riconoscibilità più "fine" dei fondamentali delle micro-imprese, che la ricerca mostra essere un sistema tutt'altro che inaffidabile. Basilea 2, quindi, deve contribuire a far maturare il dibattito anche su altri temi, non meno importanti, in vista di una modernizzazione del quadro giuridico all'interno del quale opera il nostro sistema produttivo". Per il presidente di Unioncamere, "un primo importante passo avanti già è stato compiuto in questa legislatura con il Ddl sulla competitività, che introduce incentivi alle aggregazioni tra imprese utilizzabili anche dalle piccole aziende. Ora occorre continuare l'opera di revisione del nostro ordinamento con la riforma del diritto fallimentare e della giustizia civile e con l'attuazione delle direttive sui tempi medi di pagamento dell'impresa privata. Lo sviluppo e la competitività sono obiettivi che un'azienda, soprattutto se piccolissima, difficilmente può conseguire da sola". informazioni disponibili sulle singole imprese, confrontate con i valori di riferimento previsti dal modello, consentiranno di fornire una stima puntuale del loro grado di rischiosità.

 


 

 

 


I "rischi" del territorio

Il Nord nel suo complesso presenta una percentuale doppia, rispetto al Centro e al Sud, di imprese che rientrano nelle tre classi di eccellenza e che, quindi, sono altamente affidabili (15% circa a fronte dell'8% circa). La stragrande maggioranza delle imprese di tutte le ripartizioni si colloca comunque a ridosso delle classi 2 e 3. Ciò significa che anche le imprese del Centro e del Sud, pur presentando una serie di criticità, hanno una discreta struttura economico-finanziaria. Inoltre, sebbene le imprese del Sud mostrino una debolezza relativa maggiore (in parte anche spiegata dalla presenza di una neo-imprenditoria diffusa), questa non si traduce in un gap incolmabile.

 

La distribuzione delle imprese per territorio

CLASSE

Nord-Ovest

Nord-Est

Centro

Sud

Solvibilità 1

4,85%

4,42%

2,12%

2,49%

Solvibilità 2

4,96%

5,07%

2,24%

2,58%

Solvibilità 3

5,57%

5,22%

3,62%

3,01%

Totale

15,38%

14,71%

7,98%

8,08%

Vulnerabilità 1

18,33%

18,01%

10,53%

10,75%

Vulnerabilità 2

34,50%

34,95%

27,75%

29,92%

Vulnerabilità 3

19,76%

20,66%

33,89%

31,04%

Vulnerabilità 4

9,07%

8,94%

17,96%

16,42%

Vulnerabilità 5

1,55%

1,32%

1,10%

2,32%

Totale

83,21%

83,88%

91,22%

90,46%

Rischio 1

0,89%

0,85%

0,31%

0,52%

Rischio 2

0,54%

0,56%

0,46%

0,86%

Rischio 3

0,00%

0,00%

0,03%

0,09%

Totale

1,41%

1,41%

0,80%

1,46%

 

L'incidenza della forma giuridica

Mentre l'appartenenza ai diversi settori non fa rilevare sostanziali differenze in termini di rischiosità delle imprese, la scelta della forma giuridica non appare ininfluente. Nelle prime classi di eccellenza rientrano solo il 5,1% delle ditte individuali a fronte del 17,1% e del 19,7% delle Società in accomandita semplice e delle Società in nome collettivo[1].

Le forme giuridiche

CLASSE

Ditta Individuale

Sas

Snc

Solvibilità 1

1,3%

5,6%

5,6%

Solvibilità 2

1,5%

3,7%

6,5%

Solvibilità 3

2,3%

7,8%

7,5%

Totale

5,1%

17,1%

19,7%

Vulnerabilità 1

10,4%

14,9%

21,1%

Vulnerabilità 2

29,2%

31,5%

35,6%

Vulnerabilità 3

37,8%

19,1%

10,9%

Vulnerabilità 4

15,3%

1 3,9%

9,6%

Vulnerabilità 5

1,3%

0,7%

1,5%

Totale

94,1%

80,2%

78,8%

Rischio 1

0,3%

1,0%

0,8%

Rischio 2

0,4%

1,7%

0,7%

Rischio 3

0,0%

0,0%

0,1%

Totale

0,8%

2,7%

1,5%

 

Il fattore "internazionalizzazione"

Un aspetto che fa la differenza è il mercato in cui operano le imprese: la percentuale di presenze nelle classi di "solvibilità" aumenta con l'ampliarsi dei confini commerciali.

 

Il mercato di riferimento

CLASSE

Quartiere

Città

Provincia

Regione

Tutta Italia

Estero (Europa)

Resto del mondo

Solvibilità 1

0,60%

1 ,72%

3,14%

4,22%

3,87%

4,70%

7,23%

Solvibilità 2

1,39%

1,91 %

3,42%

4,22%

4,47%

3,36%

8,43%

Solvibilità 3

2,79%

2,52%

3,42%

5,05%

7,38%

8,72%

8,43%

Totale

4,78%

6,15%

9,98%

13,48%

15,72%

16,78%

24,10%

Vulnerabilità 1

9,96%

9,96%

13,72%

14,72%

16,32%

15,44%

18,07%

Vulnerabilità 2

30,28%

25,81%

32,15%

34,00%

29,99%

29,53%

24,10%

Vulnerabilità 3

40,44%

38,29%

28,41%

20,84%

19,47%

20,81%

13,25%

Vulnerabilità 4

12,15%

17,82%

13,76%

13,65%

15,11 %

10,74%

15,66%

Vulnerabilità 5

1,00%

1,23%

0,88%

1 ,99%

2,18%

4,03%

3,61%

Totale

93,82%

93,12%

88,91%

85,19%

83,07%

80,54%

74,70%

Rischio 1

0,80%

0,37%

0,60%

0,50%

0,48%

1,34%

0,00%

Rischio 2

0,60%

0,37%

0,46 %

0,74%

0,73%

1,34%

1,20%

Rischio 3

0,00%

0,00%

0,05%

0,08%

0,00%

0,00%

0,00%

Totale

1,39%

0,74%

1,11%

1,32%

1,21%

2,68%

1 ,20%

 

Quanto "pesano" i collaboratori

Anche il numero dei collaboratori[2] ha una certa incidenza sul livello di rischiosità delle aziende di piccole dimensioni: al crescere del numero di collaboratori diminuisce il rischio di insolvenza. Da notare, però, che le aziende con oltre 10 dipendenti sono al tempo stesso quelle maggiormente rappresentate nelle tre classi di eccellenza e nelle tre classi a forte rischio.


I collaboratori

CLASSE

Nessuno

Uno

Da2a5

Da 6 a 10

Oltre 10

Solvibilità 1

0,64%

0,72%

2,85%

1 0,64%

15,92%

Solvibilità 2

0,72%

1,08%

4,49%

9,36%

11,41 %

Solvibilità 3

0,89%

2,37%

5,44%

13,21%

10,88%

Totale

2,25%

4, 16%

12,78%

33,21%

38,20%

Vulnerabilità 1

4,55%

14,93%

21,82%

17,80%

8,49%

Vulnerabilità 2

26,48%

40,49%

32,81%

23,30%

16,18%

Vulnerabilità 3

47,64%

23,40%

17,64%

11,38%

14,32%

Vulnerabilità 4

17,08%

14,64%

12,36%

11,56%

16,71 %

Vulnerabilità 5

1 , 1 0%

1 ,58%

1,58%

1 ,28%

2,65%

Totale

96,86%

95,05%

86,21%

65,32%

58,36%

Rischio 1

0,47%

0,36%

0,53%

0,55%

1,33%

Rischio 2

0,38%

0,43%

0,48%

0,92%

2,12%

Rischio 3

0,04%

0,00%

0,00%

0,00%

0,00%

Totale

0,89%

0,79%

1 ,00%

1 ,47%

3,45%

 

L'importanza del fatturato e l'incidenza del debito

Al crescere  dei volumi di fatturato, l'incidenza del rischio di default si abbassa fino ad essere prossimo allo zero nelle classi superiori ai 500.000 euro.

La tabella mostra, infatti, l'assenza degli estremi, vale a dire delle imprese con bassi fatturati ed alta solvibilità e di quelle con alti fatturati e alti rischi.

 

Ammontare di fatturato

CLASSE

< 50.000

< 150.000

< 500.000

< 1.000.000

> 1.000.000

Solvibilità 1

0,00%

0,00%

0,00%

0,00%

61,30%

Solvibilità 2

0,00%

0,00%

0,00%

34,38%

14,86%

Solvibilità 3

0,00%

0,00%

4,61%

38,33%

5,88%

Totale

0,00%

0,00%

4,61%

72,71%

82,04%

Vulnerabilità 1

0,00%

0,00%

54,87%

6,88%

3, 1 0%

Vulnerabilità 2

0,04%

89,97%

34,05%

11,04%

14,86%

Vulnerabilità 3

62,76%

7,01%

1,74%

9,38%

0,00%

Vulnerabilità 4

32,96%

1,22%

3,14%

0,00%

0,00%

Vulnerabilità 5

2,21 %

0,64%

1 ,60%

0,00%

0,00%

Totale

97,97%

98,84%

95,39%

27,29%

17,96%

Rischio 1

0,62%

1 , 16%

0,00%

0,00%

0,00%

Rischio 2

1,34%

0,00%

0,00%

0,00%

0,00%

Rischio 3

0,07%

0,00%

0,00%

0,00%

0,00%

Totale

2,03%

1, 16%

0,00%

0,00%

0,00%

 

Analoga la situazione riguardo al debito: per classi di indebitamento basse, il 10,47% di imprese ricade nella categorie di solvibilità massima, mentre sono assolutamente assenti imprese "rischiose". Di contro, all'aumentare del debito – soprattutto tra i valori compresi fra i 70.000 ed i 100.000 euro e superiori - si registrano corrispondenti aumenti di imprese nelle categorie vulnerabili ed a rischio, fino a toccare quote del 23% di presenze quando il debito supera volumi di 100.000 euro.

 


Il debito

CLASSE

< 20.000

< 50.000

< 70.000

< 100.000

> 100.000

Solvibilità 1

3,45%

0,00%

0,00%

0,00%

0,00%

Solvibilità 2

3,07%

8,20%

0,76%

0,00%

0,00%

Solvibilità 3

3,96%

6,15%

12,21%

2,56%

0,00%

Totale

10,47%

14,35%

12,98%

2,56%

0,00%

Vulnerabilità 1

14,32%

6,83%

2,29%

12,82%

0,00%

Vulnerabilità 2

29, 17%

43,51%

50,38%

24,36%

27,56%

Vulnerabilità 3

30,21 %

23,46%

6,87%

23,08%

20,00%

Vulnerabilità 4

15,68%

2,05%

13,74%

6,41%

18,67%

Vulnerabilità 5

0,14%

9,79%

9,16%

10,26%

1 0,67%

Totale

89,53%

85,65%

82,44%

76,92%

76,89%

Rischio 1

0,00%

0,00%

4,58%

14,10%

8,00%

Rischio 2

0,00%

0,00%

0,00%

6,41%

14,22%

Rischio 3

0,00%

0,00%

0,00%

0,00%

0,89%

Totale

0,00%

0,00%

4,58%

20,51%

23,11%

 

Un "focus" sulle micro e piccole imprese

L'indagine effettuata ha anche il pregio di aver portato alla luce una serie di caratteristiche e di comportamenti delle imprese fino ad ora poco analizzati. Il quadro che emerge mostra che:

Le micro imprese hanno un volume d'affari pari a circa 800.000 euro l'anno: più elevato risulta quello medio delle società di persone (1.200.000 euro), inferiore quello delle ditte individuali (200.000 euro). In ogni caso, il 98% delle aziende censite presenta volumi di attività inferiori al limite stabilito per il settore "retail" dai nuovi Accordi di Basilea, pari a 5 milioni di Euro.

Il 59,3% delle imprese ha meno di due collaboratori, il 27,6% ha da 2 a 5 collaboratori, il 7,8% ne ha da 6 a 10 e il 5,3% oltre 10.

Nell'84% dei casi l'attività dell'impresa non oltrepassa i confini regionali, mentre oltre il 3% di queste micro aziende ha all'estero il proprio mercato di riferimento.

Dall'incrocio sui tempi di pagamento dei fornitori e di riscossione dai clienti si registra un dato particolarmente interessante circa la gestione del circolante e la liquidità: solo il 43% delle imprese "minori" vede coincidere tempi di pagamento e tempi di incasso. Al contrario, il 24% potrebbe trovarsi esposto a problemi di liquidità in quanto i tempi di incasso sono ben più lunghi di quelli di pagamento (un ulteriore 32% ha tempi di pagamento più lunghi di quelli di incasso).

Per il 45% delle imprese i costi diretti (materia prime, semilavorati, manodopera e componenti) incidono per oltre il 30% del fatturato, mentre i costi di gestione (spese di tipo amministrativo, di struttura, di marketing) hanno un peso – per il 54% delle imprese – non superiore al 15% del fatturato (per il 26% è compreso tra il 15 ed il 20% del fatturato; per il 12% tra il 21 ed il 30% del fatturato; oltre l'8% dichiara che è superiore al 30%).

Mediamente basso è il valore dell'utile: circa il 40% delle imprese dichiara di aver ottenuto un risultato lordo ante imposte compreso tra i 10.000 ed i 25.000 euro; il 24%, invece, utili tra i 25.000 ed i 50.000 euro; solo il 17% denuncia valori di utile superiori ai 50.000 euro, mentre un buon 3% dichiara di aver subito solo perdite.

L'utile è stato reinvestito dal 54% delle aziende. Di queste, ben l'11% ha effettuato nuovi investimenti con quote di utile superiori al 30%.

Nell'81% dei casi, l'autofinanziamento è la formula utilizzata per l'avvio dell'impresa (a fronte del 45% della media rilevata per la generalità delle imprese).

Le piccole imprese tendono a costruire rapporti duraturi con il proprio istituto di credito. Nel 68,3% dei casi, addirittura, gli imprenditori hanno un'unica banca di riferimento.

Tra le tipologie di credito ottenute dalle imprese, la quota maggiore è rappresentata dai prestiti a medio-lungo termine (superiori cioè ai 18 mesi). Il 29% delle aziende, infatti, dichiara di aver effettuato questo tipo di operazione bancaria. Un altro 18% ha richiesto l'apertura di un fido sul conto corrente. Marginale, invece, la quota di imprese che è ricorsa ai crediti a breve termine (5%) e ai mutui ipotecari (3%).

 

 


[1] Le Società in accomandita semplice e le società in nome collettivo sono le forme numericamente prevalenti delle società di persone. Rappresentano, infatti, il 93% delle società di persone registrate al I trimestre 2005.

 

[2] I collaboratori sono tutti coloro che prestano lavoro per l'azienda, indipendentemente dalle forme di contratto utilizzate.

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