Billè: "è ora che il governo ci dica come uscire dalla crisi"

Billè: "è ora che il governo ci dica come uscire dalla crisi"

Per il presidente di Confcommercio, "proprio non ci siamo". "La nostra economia continua a vivere una drammatica fase di stallo". "Non ci è stato ancora detto come il governo intenda fare per far uscire il Paese da questo stato di crisi".

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17 settembre 2004
Billè: “Il governo si decida a dirci come uscire dalla crisi”

Billè: “Il governo si decida a dirci come uscire dalla crisi”

 

E’ un presidente Billè molto battagliero ma soprattutto deciso quello che affronta la conferenza stampa convocata per analizzare la situazione economica del Paese e fornire i dati del centro Studi di Confcommercio. “Vengo subito al punto – ha detto Billè -parlando prima di tutto del quadro economico generale cioè di dati, numeri e cifre che non sono coriandoli. Il punto è, difatti, che proprio non ci siamo. Non ci siamo perché, contrariamente alle previsioni che erano state fatte lo scorso anno e poi ancora all’inizio del 2004, la nostra economia continua a vivere, in quasi tutti i suoi comparti, una drammatica fase di stallo. Non c’è purtroppo, per ora, nemmeno un refolo di vento che segnali che qualcosa stia finalmente cambiando”. “E non ci siamo – ha aggiunto Billè - perché fino a questo momento non ci è stato ancora detto “come” - cioè con quali strumenti - il governo intenda fare per far uscire il paese da questo stato di crisi e per imboccare di nuovo la via dello sviluppo”. E’ una situazione deprimente che carica famiglie e imprese di sempre nuove preoccupazioni”. Billè ha poi aggiunto “che il governo, nello scorso mese di luglio, nel Dpef, ha elaborato un piano che contiene una serie di interessanti anche se approssimative indicazioni su quelle che potranno essere le iniziative di tipo congiunturale ma soprattutto di carattere congiunturale da assumere, nel breve periodo, per superare questa crisi. Ma di questo piano, quando mancano ormai meno di due settimane alla scadenza per la presentazione in Parlamento della legge finanziaria, continuiamo a conoscere solo i titoli e qualche vago sottotitolo”. Il presidente di Confcommercio ha poi voluto precisare che il “silenzio” di Confcommercio in queste settimane era dovuto all’attesa di “vedere le carte che il governo intendeva realmente mettere sul tavolo”. “Ma l’attesa per quello che ci è stato preannunciato come una specie di “new deal” – ha detto Billè - sta diventando troppo lunga e la nostra pazienza è ormai agli sgoccioli. La nostra come quella delle famiglie. Il governo si dia dunque una mossa perché il tempo sta scadendo”. “E disorienta, per usare un eufemismo – ha aggiunto il presidente -  anche il fatto che la parte del piano che dovrebbe essere destinata alla riduzione delle tasse appaia ancora scritta a margine, a matita e in modo assai sfumato.

Non è stato, infatti, per nulla chiarito né chi potrà beneficiare di questa promessa riduzione fiscale né dove e in che modo potranno essere, in concreto, reperite le risorse necessarie per la sua indispensabile copertura”. “Non si sa ancora nulla, ad esempio, sulla riduzione dell’Irpef mentre c’è il fondato sospetto che, per quanto riguarda la riduzione dell’Irap, ci sia già qualcuno che sta compilando l’elenco – il solito, da sempre - dei possibili destinatari”. “Ma chi scambiasse – ha tenuto a precisare Billè - la nostra prudenza per acquiescenza sbaglierebbe proprio i suoi calcoli. Ieri sono scesi in piazza i consumatori. Domani, se dovesse verificarsi il peggio, potremmo decidere di andare in piazza anche noi”. “L’unica cosa certa, per ora, è che la manovra di 7,5 miliardi di euro già resa operativa si sta tramutando in una stangata per i possessori di seconde case e per i costi di utenza di banche ed assicurazioni”.

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