Billè: "La crisi è una specie di Sars economica"

Billè: "La crisi è una specie di Sars economica"

D:10-5-2003 P:01 T:BERLUSCONI INCONTRA IL CONSIGLIO DI CONFCOMMERCIO

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10 maggio 2003
Intervento di Sergio Billè

Billè: “La crisi è una specie di Sars economica”

 

“Oggi c’è mezza Italia economica con i piedi nello stagno e l’altra metà che rischia, da un momento all’altro, di finirci dentro”. Con queste parole, il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, ha iniziato il suo intervento nell’ambito del Consiglio straordinario della Confederazione, convocato per un confronto con il presidente del Consiglio sui problemi e le prospettive di rilancio dell’economia italiana.

Anche se determinata soprattutto da fattori esterni al nostro sistema, la situazione è tanto grave da poter essere definita “una grave quanto imprevista e forse imprevedibile forma di epidemia virale, una specie di Sars economica che, partita chissà da dove, si è rapidamente diffusa nel mondo con effetti che, in molti casi, sono stati assai più deleteri di quella di una semplice polmonite”. Per l’Italia, secondo Billè, le conseguenze sono più forti che altrove, perché “è arrivata in un’importante e delicata fase di passaggio della nostra vita politica ed economica, quella contraddistinta dall’attuazione del programma di riforme disegnato e portato avanti dall’attuale Governo”. Che, peraltro, l’Esecutivo ha fatto bene a portare avanti, altrimenti il sistema economico “si troverebbe, dopo questa sorta di epidemia, più acciaccato di prima, senza la possibilità di mettere i piedi fuori dal letto”.

Certo che però, secondo il presidente di Confcommercio, sarebbero state necessarie “misure più efficaci e meglio mirate”, soprattutto considerando la “forte e purtroppo assai generalizzata caduta dei consumi”. L’andamento del primo trimestre dell’anno parla da solo: siamo “vicino allo zero, con milioni di famiglie che continuano a riempire, con misurata attenzione, borse e carrelli di prodotti alimentari di prima necessità, e di poco altro”, con “migliaia di strutture commerciali, e di imprese in generale, che o hanno chiuso i battenti o, per mancanza di fatturato, hanno smesso di investire”. La caduta dei consumi, inoltre, sta producendo un “effetto domino” rilevante anche su tutto l’arco del sistema produttivo e rischia, anche nel 2003, di produrre un aumento del Pil sensibilmente inferiore all’1%.

Ma perché le famiglie non spendono? Secondo Billè, ciò dipende in particolare “dalla mancanza o troppo scarsa fiducia delle famiglie sulle prospettive di ripresa, almeno nel breve periodo, della nostra economia” e anche “dall’impossibilità di individuare oggi forme di investimento che consentano di mettere a frutto i risparmi”, mentre “se imprese e famiglie si rivolgono alle banche per l’accensione di un credito si trovano davanti a richieste di interessi che possono superare anche il 10%”. Un problema, quest’ultimo,

che rischia di diventare drammatico se “non si interverrà, e con urgenza, per affrontare l’impatto delle direttive di Basilea 2 assunte sulla concessione dei crediti alle aziende”.

Nella conclusione del suo intervento, Billè ha sottolineato la grande convinzione di Confcommercio sulla necessità delle riforme, altrimenti il nostro “rischia di diventare un Paese in retroguardia, un sistema di salmerie al servizio di altri potentati economici”. E se sulla riforma del mercato del lavoro “sono stati fatti significativi ed importanti passi avanti”, sul fisco il “primo step attuativo ha dato risultati assai modesti ai fini di un sostanziale alleggerimento della pressione fiscale sulle imprese”, mentre sul federalismo “resta aperto il problema del costo di questa riforma. Sarà davvero a costo zero o, una volta che sarà attuata, ricadranno sui cittadini e sugli operatori altri ed aggiuntivi oneri?”.

 

 

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