Prezzi: "Cartellini usati come schede elettorali"

Prezzi: "Cartellini usati come schede elettorali"

Per il presidente di Confcommercio Sergio Billè, "alla vigilia della campagna elettorale si stanno usando anche i cartellini dei prezzi come schede". Una ricerca Ansa conferma che "il cambio 1 euro=1000 lire è una leggenda metropolitana".

DateFormat

9 febbraio 2004
Prezzi, Billè: “cartellini usati come schede elettorali”

Prezzi, Billè: “cartellini usati come schede elettorali”

 

I cartellini dei prezzi vengono usati “come schede elettorali”. In una dichiarazione all’agenzia Ansa, il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, ha sostenuto che “questo inizio di campagna elettorale si sta trasformando in un’insopportabile baraonda nella quale si discute di tutto meno che dei reali problemi della nostra economia e di cosa sia

necessario fare per uscire da una crisi di mercato che dura ormai da più di due anni”. Ma la cosa più grave - secondo Billè – “è che sulla pelle della gente si stanno usando anche i cartellini dei prezzi come schede elettorali. Ed è davvero abnorme che sia il mercato, in tutte le sue componenti, a pagare il prezzo di un confronto politico che mi sembra di

più nel pallone”. Commenta poi i risultati delle rilevazioni sui prezzi condotte dall’Ansa nelle principali capitali di Eurolandia (vedi articolo a fondo pagina, ndr), Billè ha sottolineato come il costo della vita in Italia sia sostanzialmente in linea con quello degli altri maggiori Paesi europei. “La rilevazione – ha spiegato - seppur condotta tra prodotti non sempre omogenei e su un numero non sufficientemente ampio ed articolato, conferma nel complesso quanto già conosciuto, anche sulla base delle statistiche ufficiali, e cioè che i Paesi a più elevato reddito pro-capite (Germania, Francia ed Italia) hanno anche livello di prezzi più alto. Ed analogamente i Paesi meno ricchi (Grecia, Spagna e Belgio) hanno livelli di prezzo più bassi”. Alla luce di queste considerazioni - secondo il presidente di Confcommercio - “va sottolineato come in linea generale emerga una situazione italiana diversa da quanto messo in risalto da molte parti in quanto la spesa per il totale di questi prodotti è inferiore di circa il 25% rispetto a quella sostenuta in Germania, cosa che si registrava anche prima dell’euro, confermando come il famoso cambio 1 euro mille lire sia in realtà solo una delle tante leggende metropolitane”. Pur rimanendo difficile dare un giudizio preciso in un confronto fra merceologie i cui prezzi sono determinati da molti e diversi fattori, una cosa, per Billè, emerge chiara: “nel caso delle benzine e delle sigarette tra i prodotti più direttamente confrontabili, un ruolo determinante nella determinazione del prezzo viene svolto in tutti i Paesi dalla tassazione. In Italia, ad esempio, su 1,065 del prezzo della benzina quasi 0,74 centesimi (il 70%) sono dati da accisa ed Iva”.

 

“Serve un’autorità che certifichi i dati”

 

No alle statistiche e alle indagini sul carovita i cui dati non abbiano fondamento. E’ l’appello del presidente di Confcommercio, Sergio Billè, secondo il quale occorrerebbe “un’autorità terza che certifichi l’autenticità, il rigore, l’estensione di questi impianti

statistici”. “Non si può andare avanti facendo scoppiare petardi - ha detto Billè parlando a margine della registrazione della trasmissione “Telecamere” - e nascondendo poi la mano. Sono iniziative che in qualche modo possono anche creare turbative di mercato”.

Quanto all’Istat, Billè ha sottolineato che “sono conosciuti i criteri usati per il reperimento dei dati e per la loro classificazione”, a differenza di “mille altre indagini di cui non sappiamo nulla relativamente all’impianto statistico”. Per il presidente di Confcommercio, comunque, occorre fare delle riflessioni anche sui sistemi di rilevazione dell’Istituto di

Statistica: “l’Istat rileva direttamente i prezzi al consumo ma si limita invece, per quanto riguarda i listini della produzione, a registrare le comunicazioni che al riguardo fa il produttore. E’ evidente che si può comunicare quel che si vuole. Perché su questo non si fa oggi il benché minimo riscontro?”. “L’impoverimento delle famiglie italiane – ha detto inoltre Billè - non dipende dal prezzo delle zucchine ma dagli elevatissimi costi delle infrastrutture e dalla vischiosità di un sistema che è rimasto quello di 30 anni fa”. In Italia, ad esempio, l’energia costa il 40% in più della Francia e l’inefficienza delle infrastrutture produce costi del 30% superiori alla media europea. E ancora: “per i soli adempimenti delle norme ambientali un’azienda con 9 dipendenti sopporta un costo di 15.000 euro l’anno”. Il presidente della Confcommercio ha poi invitato anche a vedere che cosa succede dietro ai banchi di frutta: “la direzione antimafia - ha riferito Billè - sta da mesi indagando sul reticolo degli interessi spesso di stampo mafioso che circonda il campo dove si raccoglie l’ortaggio e che segue la prima fase della sua distribuzione”.

 

 

 

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca